http://www.finanzaonline.com/forum/analisi-fondamentale/1452108-interpretazione-dei-bilanci-17.html#post35207491
Bilancio Parmalat 2002.
Una semplice occhiata anche di sfuggita del conto economico
mostra da subito delle peculiarità. O meglio delle stranezze. Infatti le spese
totali superano del +111,89% i ricavi. Ora il profitto lordo è ricavi-costi per
servizi ovvero- 27,7 mln euro. Quindi il margine di profitto lordo è neg.
Quindi nessuna spesa è sostenibile dal profitto lordo e dai ricavi. Infatti l’utile
di gestione è -3,7 mln. E’ come se un operaio guadagnasse 1000 euro e ne
spendesse 2000. Da notare che l’utile positivo non è creato dai ricavi, ovvero dalla
produzione; ma è creato da proventi finanziari provenienti da società
controllate. Abbiamo prima 33 mln di
proventi da partecipazioni (dividendi) e ben 60 mln di proventi finanziari da
controllate. I proventi finanziari sono considerate entrate non ricorrenti,
ovvero non capitano ogni anno. Gli interessi pagati invece sono 47,4 mln. Se
noi rapportiamo gli interessi/utile di gestione notiamo che invece di essere
sotto al 15% (come vorrebbe Buffett) sono al 1281%. Quindi l’insostenibilità è
dichiarata. Notare che il 65,4% degli interessi è pagato alle partecipate.
Infine se rapportiamo l’utile netto ai ricavi noteremo che u/r viene
718%. Ora, già il 50% è un rapporto elevato, ma superare il
100% è impossibile. Facendo un esempio pratico è come se lo stipendio di un
dipendente al netto fosse maggiore che al lordo.
Nello stato patrimoniale abbiamo sia le immobilizzazioni
immateriali che quelle materiali che non ci forniscono alcun dato importante.
Ma poi vi è un fatto impressionante, le rimanenze sono 0. Ma come fa Parmalat a
non avere rimanenze in magazzino? Vendono tutto? Ma proprio tutto? Strano sono
Mandrake!
Poi abbiamo i crediti. Sono questi che hanno rassicurato gli
investitori (insieme all’utile fasullo). Perché ammontano 1 miliardo. Ma come
hanno fatto? Dal 2001 al 2002 Imprestano
un quantitativo di denaro pari a 146 volte i ricavi annuali. Peccato che quei
crediti saranno inesegibili. Ora se noi calcoliamo il quoz. Di liquidità
noteremo che è 1,02 (grazie ai crediti). Il risultato è buono ma l’u/r è
irreale. Rapportare l’u/r con il quoz.
di liquidità evita quindi brutte sorprese.
Poi abbiamo il debito. Parmalat non aiuta. Dobbiamo
calcolarci l’ammontare di debito a breve e a lungo. A breve=720 mln a lungo=
314,5 mln. Il debito a breve è il doppio di quello a lungo. Normalmente il
debito a lungo è maggiore rispetto a quello a breve, ma Parmalat per sopravvivere
deve per forza creare debito a breve perché non si può permettere di pagare
troppi interessi. Ma come mai l’utile non era così elevato?.....
Il rapporto debito a lungo termine/utile netto è normale di
11,4 anni. Se rapportiamo il debito totale col utile noteremo che è di 38 anni.
Se calcolo il quoz. Indebitamento però avrò
passivo tot/patrimonio netto= 1,125. Il valore è negativo.
Una rapida lettura al bilancio avrebbe salvato moltissimi risparmiatori.Ma la colpa non è loro. Una normale persona qualunque non conosce il bilancio e come decifrarlo. A una persona anziana non si può imputare si essere stata negligente e di aver ignorato il rischio. La colpa è totalmente delle banche. Perchè era impossibile non accorgersi delle stranezze grossolane e mal mascherate del bilancio Parmalat. Bisognava essere ciechi completamente.
I colpevoli:
Citibank, Intesa, Bnl, Capitalia, SanpaoloImi, Banca Popolare di Milano ( Bpm),Banca Popolare Italiana (Bpi), Deutsche Bank, Monte dei Paschi e Unicredito Italiano,
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